Rito di apertura dell’anno giubilare in Diocesi
Partecipare al Rito di Apertura dell’anno giubilare può apparire uno dei tanti appuntamenti della nostra Diocesi di Treviso. In realtà l’invito fatto a tutte le Diocesi italiane di “aprire” in contemporanea il pomeriggio del 29 dicembre 2024 l’anno del Giubileo 2025, racchiude già in sé il “sapore” di un cammino che si apre davanti a noi e che va percorso insieme a tutta la Chiesa universale.
L’essere partiti dalla chiesa di Sant’Agnese, col suono del corno ‘yobel’, che ricordava il popolo di Israele in cammino verso la Terra promessa, per dirigersi poi come pellegrini “oranti” alla chiesa “madre” di tutte le chiese della Diocesi, la Cattedrale, ci ha fatto percepire cosa significa essere una Chiesa che cammina assieme al proprio Dio nella certezza della sua guida, del suo sostegno e del suo amore infinito.
Fissare quel crocifisso che “camminava” avanti a noi, segno di un Dio che ha scelto di abbracciare il mondo donando tutto di sé per amore, ci ha condotti alla porta della Cattedrale nel silenzio interiore dell’attesa di qualcosa di più grande di noi. L’Evangeliario che seguiva la croce, rendeva presente Dio in mezzo a noi. E allo stesso tempo, quel Dio ci stava attendendo per incontrarlo nella celebrazione eucaristica, Lui nostra speranza che non delude mai!



Le parole del Vescovo nell’omelia ci hanno fatto riflettere su come la storia della salvezza intenda il tempo: esso è dono di Dio. È vero che il tempo ritma tutta la nostra vita, a volte rendendoci suoi schiavi, ma non dobbiamo scordare mai che Dio Padre ne è il Signore e a Lui dobbiamo affidarlo. E la virtù che ci permette di vivere il tempo col Signore è la speranza!
Accogliamo, perciò, di buon grado i suggerimenti del Vescovo, perché il Giubileo sia vissuto come tempo speciale da accogliere con gratitudine, riconoscenza e nutrita speranza. E sia occasione di ripensare all’uso del nostro tempo: più tempo per stare con Gesù nella preghiera, più tempo per relazioni autentiche; e trovare il tempo per andare verso le realtà di bisogno, degli ultimi, i dimenticati dal mondo. E in particolare noi consacrate e consacrati siamo chiamati a riscoprire la bellezza della preghiera per essere sempre più testimoni di autentica speranza per gli altri.
Questo anno giubilare ci chiede di diventare “Pellegrini di speranza”, cioè non parlare della speranza, ma essere testimoni di speranza! Essa ha la sua fonte solo in Dio Padre e va vissuta in ogni momento, perché ci insegna l’attesa della maturazione dei tempi e il gusto per la vita. Auguriamoci che questo anno davanti a noi divenga per tutti veramente un tempo di scoperta del “giubilo” nel Signore!
Francesca


