Contributo 8xmille

Con riconoscenza rendiamo noto che, anche quest’anno, il Vescovo di Treviso ha concesso un contributo di 70.000 euro, derivante dall’8 per mille destinato alla Diocesi, a favore dell’Associazione pubblica Cooperatrici Pastorali Diocesane, al fine di poter sostenere attività pastorali a favore di varie persone e ambiti. In particolar modo le Cooperatrici si prendono cura di un’assistenza spirituale ad anziani, a famiglie e a giovani. Alcune specifiche e mirate azioni pastorali e caritative sono rivolte anche a persone in carcere e a persone che vivono particolari disagi sociali.

Inoltre siamo riconoscenti per aver anche ricevuto un contributo di 70.000 euro a favore della comunità formativa, della formazione permanente e delle attività istituzionali. Le Cooperatrici infatti provvedono alla formazione di ragazze che si sentono chiamate a consacrare la loro vita al Signore nella forma della Cooperatrice pastorale diocesana e a servire la Chiesa diocesana attraverso azioni pastorali rivolte al bene di tutti gli uomini.

Colgo l’occasione per rinnovare il mio e nostro grazie al Vescovo e all’ufficio Economato della nostra diocesi.

Cordialmente, Maria Marangon.

Giubileo della Vita Consacrata

Nella settimana in cui il mondo intero stava con il fiato sospeso in attesa degli ansimati accordi di pace per Gaza, un pezzo di mondo si stava riunendo a Roma per celebrare il Giubileo con papa Leone XIV, coloro che hanno scelto la vita consacrata: religiosi e religiose, monaci e contemplative, eremiti, e membri di diverse forme di vita consacrata. Anche noi Cooperatrici pastorali diocesane, partite il martedì 7 ottobre da Treviso con tre pulmini, eravamo presenti.

Abbiamo trovato la capitale come sempre stracolma di gente, di turisti, di passanti, di pellegrini, ma questa volta il colpo d’occhio cadeva soprattutto sui numerosi religiosi e religiose con gli abiti dai diversi colori e stili, provenienti in migliaia da tutti i continenti.

Nelle mattine centrali di mercoledì 8 e giovedì 9 ottobre ci siamo svegliate presto per raggiungere in tempo piazza San Pietro e trovare posto per l’udienza generale del Papa, il mercoledì, e la Messa, il giovedì. Sotto un cielo soleggiato e senza nuvole abbiamo partecipato a questi eventi come piccolo gruppo, ma parte di una grandissima famiglia unita. Nell’omelia papa Leone ha riletto i tre verbi del vangelo di Luca in chiave di consigli evangelici: “chiedere” nella povertà, “cercare” nell’obbedienza e “bussare” per offrire a tutti la carità di Cristo. E attraverso queste azioni, che corrispondono al compito di ogni consacrato e consacrata, il mondo – ha sottolineato Leone XIV – riconosce il volto di Cristo che cammina in mezzo a noi oggi. Il Papa è stato accolto da grande affetto dall’assemblea di piazza San Pietro, che l’ha applaudito in tutto il percorso fatto con la papamobile entrambe le mattine.

Forse il momento più emblematico del Giubileo è stata la lunga peregrinazione da via della Conciliazione fino alla Porta Santa, perché è stato un sentirsi anche fisicamente dentro una Chiesa di fratelli e sorelle da tutti gli angoli del mondo che camminano nella stessa direzione, dietro a una grande croce di legno tenuta in mano da un pellegrino, che segnava il cammino e le pause. Sono affiorati nei nostri cuori vari sentimenti, quelli che tutti possiamo provare in qualche momento della vita cristiana. C’è stata la fatica del camminare sotto il sole e il caldo delle prime ore del pomeriggio romano, e anche l’allegria delle voci che si univano in lingue diverse nello stesso canto. C’è stato un momento di sconforto e di esitazione, affrontando la peregrinazione, nel vedere la lunghezza interminabile della coda, ma anche la tenacia nel superare la tentazione di mollare e nel voler continuare a seguire il cammino con tutti i pellegrini. In circa due ore, tra canti e qualche preghiera, siamo giunte davanti alla Porta Santa. E il pensiero in pochi secondi è andato alla lunga tradizione della Chiesa, al significato di quella Porta che ordinariamente si apre appena ogni 25 anni, e a quanti fedeli vi sono passati nei secoli, a quante vite desiderose di rinnovamento, di conversione, di grazia. E noi con loro.

Il nostro pellegrinaggio si è concluso il giovedì pomeriggio con la visita a due chiese che serbano la memoria di grandi testimoni della fede: la basilica di Santa Maria Maggiore dove è custodita la tomba di papa Francesco, semplicissima, e la chiesa di Santa Prassede, che conserva i resti di più di duemila martiri ed è preziosa per i suoi mosaici antichi.

Nel viaggio di ritorno, la tappa nella sede di Pax Christi a Firenze e il dialogo con un responsabile, ha sugellato il nostro pellegrinaggio giubilare di Cooperatrici, rilanciandoci nelle nostre comunità facendo tesoro delle parole di papa Leone: seguire Cristo Risorto nelle condizioni ordinarie della vita ed essere costruttrici di ponti, portatrici di speranza e di pace, promotrici della fratellanza universale.

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Pasqua in Paraguay

Qui in Paraguay, la Settimana Santa è una delle occasioni in cui, noi missionari, possiamo stare con la gente delle nostre piccole comunità e vivere, seppur a volte con modalità un po’ diverse, i giorni che ci accompagnano alla festa delle feste: la Pasqua di Gesù.

In particolare il Triduo Pasquale può essere un’occasione per ragazzi e giovani di essere più partecipi alla vita della comunità, con un coinvolgimento maggiore e con attività a loro dedicate.

In particolare in molte parrocchie c’è la tradizione della “Pascua Joven” (Pasqua Giovane). Una giornata in cui i giovani, attraverso testimonianze, attività, musica e giochi, sono invitati a riflettere e condividere su una tematica particolare e su valori che li aiutino a crescere a livello umano e cristiano.

Oppure ragazzi e giovani vengono coinvolti in piccoli, ma preziosi, servizi rivolti alla comunità. Come la preparazione della via crucis: quest’anno in una delle nostre parrocchie i ragazzi hanno colorato le 14 stazioni che poi sono state usate nella Via Crucis del venerdì santo; oppure con le catechiste addobbano la chiesa o, in una compagnia, i ragazzi della Cresima hanno preparato dei biglietti d’auguri da consegnare a tutte le persone alla fine della messa di Pasqua.

Tutto questo aiuta a vivere la Pasqua in un clima di famiglia, di condivisione, di comunità, dove ognuno trova il proprio modo per dare il suo contributo e per sentirsi partecipe di ciò che si sta celebrando. Il nostro augurio è che il Signore Risorto continui ad illuminare le nostre vite e a portarci nel suo cuore trafitto dal quale sgorga quell’Amore che tutto vince. Buona Pasqua!

Sarete raggianti 2025

Tre giorni da dedicare al silenzio, all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera

La proposta: Esercizi spirituali brevi per giovani dai 19 ai 35 anni

Una piccola esperienza di silenzio, di ascolto della Parola con la possibilità di un confronto con le guide che ci accompagneranno in un breve corso di esercizi spirituali, attraverso il metodo ignaziano. 

Gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio:

  • sono un itinerario spirituale che tende a far sperimentare un’intima unione con Dio in sé e con gli altri (contemplativi nella relazione e nell’azione)
  • che si svolge nell’ascolto della Parola di Dio attraverso vari modi di pregare (meditazione, contemplazione, esame di coscienza ecc.)
  • che può durare da pochi giorni fino a un mese in un clima di profondo raccoglimento personale (corso di Esercizi)

che aiuta a prendere con maggiore libertà delle decisioni sulla propria vita (discernimento)

Quando: dalla sera di giovedì 21 agosto al pomeriggio di domenica 24 agosto 2025.

Dove: presso la comunità “Famiglia e vita” in Via della Chiesuola, 4 Frattina di Pravisdomini (PN)

L’iscrizione deve avvenire entro il 14 agosto 

Quota di partecipazione: 100 euro.

Per ogni ulteriore informazione ed iscrizione puoi contattare: Elena 3481497425

cooperatricipastorali@diocesitreviso.it

Parole in libertà 2025

Proposta di esperienza estiva per giovani dai 19 ai 30 anni

La proposta:

Parole in libertà – incontro con i giovani detenuti del carcere di Treviso

Alcune giornate di condivisione con giovani detenuti nel Carcere circondariale di Treviso (Via S. Bona Nuova 5/B- Treviso).

Quando: dalla sera di giovedì 10 luglio al pomeriggio di domenica 13 luglio 2025.

Dove: l’alloggio sarà presso la Comunità formativa delle Cooperatrici Pastorali diocesane, via S. Bona Nuova 112; da lì ci si sposterà per andare alcune ore in carcere.

Una piccola esperienza di fraternità, di scambio, dialogo e confronto con i giovani che lì incontreremo. In collaborazione con operatori e volontari del mondo del carcere ci saranno in quei giorni anche tempi di ascolto, di testimonianze, preghiera, riflessione personale e in gruppo.

L’iscrizione deve avvenire entro e non oltre il 4 giugno per motivi legati a passaggi burocratici che consentono l’accesso al carcere (serve pdf copia della carta d’identità)! 

I posti sono limitati.

Quota di partecipazione: 100 euro.

Per ogni ulteriore informazione ed iscrizione puoi contattare:

Debora 3406577953 – cooperatricipastorali@diocesitreviso.it

Per chi ha già fatto l’esperienza lo scorso anno: l’invito è di unirsi per la cena del sabato sera, la messa in carcere della domenica mattina e il pranzo finale.

Benvenuto a casa tua! Febbraio 2025

“Benvenuto a casa” tua è una proposta di vita comunitaria e fraterna per giovani dai 20 ai 30 anni, che desiderano sperimentarsi nel vivere assieme e riscoprire il bello della vita comune lasciandosi toccare dall’amore di Dio.

Un’esperienza che offre, attraverso una quotidianità condivisa, l’occasione di crescere a livello personale, di vita fraterna e nella fede.

La condivisione della vita tocca tutti gli aspetti: cura della casa, orari, spese, pasti, confronti, preghiera…

Ognuno mantiene i propri impegni di lavoro, studio e servizio…

L’esperienza ha un numero di posti limitati; chi è interessato potrà contattarci per un primo incontro di conoscenza.

Proposta:
Dal 16 febbraio al 01 marzo 2025 presso la canonica di Biancade, via Paris Bordone, 3 – Biancade.
La proposta dura 2 settimane complete (sabato e domenica inclusi)

Per informazioni contattare:

Debora Niero (Cooperatrice Pastorale Diocesana): 340 6577953

Don Andrea Toso: 328 8813585

“Pieno di vita!” – Per ragazze di 5a superiore

Pieno di Vita è una proposta di vita comunitaria e fraterna per ragazze nate nel 2006 che desiderano sperimentarsi nel vivere assieme una settimana condividendo con alcune coetanee le proprie giornate e confrontandosi insieme sulla bellezza che porta con sé il futuro. L’esperienza residenziale, attraverso una quotidianità condivisa, offre l’occasione di crescere a livello personale, di vita fraterna e nella fede.

La condivisione della vita tocca tutti gli aspetti: tempi della giornata e della notte, spazi, pasti, vita fraterna, momenti di svago, confronti, servizi in casa, preghiera…

Nella settimana ognuna mantiene i propri impegni di studio e, per quanto possibile, eventuali altri impegni.

La settimana di convivenza inizia domenica 2 febbraio alle ore 18.00 e si conclude sabato 8 febbraio 2025 alle ore 18.00,presso la Casa delle Cooperatrici Pastorali Diocesane, via S. Bona Nuova 112 – Treviso. Accompagneranno l’esperienza una giovane e due cooperatrici pastorali.

L’esperienza ha un numero di posti limitati: chi è interessata potrà contattare per informazioni e per una prima conoscenza.

Vera Giacomin (cooperatrice pastorale diocesana): 3485730671; vera_giacomin@hotmail.it

“Pellegrini di speranza”

Rito di apertura dell’anno giubilare in Diocesi

Partecipare al Rito di Apertura dell’anno giubilare può apparire uno dei tanti appuntamenti della nostra Diocesi di Treviso. In realtà l’invito fatto a tutte le Diocesi italiane di “aprire” in contemporanea il pomeriggio del 29 dicembre 2024 l’anno del Giubileo 2025, racchiude già in sé il “sapore” di un cammino che si apre davanti a noi e che va percorso insieme a tutta la Chiesa universale.

L’essere partiti dalla chiesa di Sant’Agnese, col suono del corno ‘yobel’, che ricordava il popolo di Israele in cammino verso la Terra promessa, per dirigersi poi come pellegrini “oranti” alla chiesa “madre” di tutte le chiese della Diocesi, la Cattedrale, ci ha fatto percepire cosa significa essere una Chiesa che cammina assieme al proprio Dio nella certezza della sua guida, del suo sostegno e del suo amore infinito.

Fissare quel crocifisso che “camminava” avanti a noi, segno di un Dio che ha scelto di abbracciare il mondo donando tutto di sé per amore, ci ha condotti alla porta della Cattedrale nel silenzio interiore dell’attesa di qualcosa di più grande di noi. L’Evangeliario che seguiva la croce, rendeva presente Dio in mezzo a noi. E allo stesso tempo, quel Dio ci stava attendendo per incontrarlo nella celebrazione eucaristica, Lui nostra speranza che non delude mai!

Le parole del Vescovo nell’omelia ci hanno fatto riflettere su come la storia della salvezza intenda il tempo: esso è dono di Dio. È vero che il tempo ritma tutta la nostra vita, a volte rendendoci suoi schiavi, ma non dobbiamo scordare mai che Dio Padre ne è il Signore e a Lui dobbiamo affidarlo. E la virtù che ci permette di vivere il tempo col Signore è la speranza!

Accogliamo, perciò, di buon grado i suggerimenti del Vescovo, perché il Giubileo sia vissuto come tempo speciale da accogliere con gratitudine, riconoscenza e nutrita speranza. E sia occasione di ripensare all’uso del nostro tempo: più tempo per stare con Gesù nella preghiera, più tempo per relazioni autentiche; e trovare il tempo per andare verso le realtà di bisogno, degli ultimi, i dimenticati dal mondo. E in particolare noi consacrate e consacrati siamo chiamati a riscoprire la bellezza della preghiera per essere sempre più testimoni di autentica speranza per gli altri.

Questo anno giubilare ci chiede di diventare “Pellegrini di speranza”, cioè non parlare della speranza, ma essere testimoni di speranza! Essa ha la sua fonte solo in Dio Padre e va vissuta in ogni momento, perché ci insegna l’attesa della maturazione dei tempi e il gusto per la vita. Auguriamoci che questo anno davanti a noi divenga per tutti veramente un tempo di scoperta del “giubilo” nel Signore!

Francesca

Paraguay: un tempo per…

Mi chiamo Francesco, ho quarant’anni, sono entrato in seminario otto anni fa. Da vari anni ai seminaristi di Treviso è proposta l’esperienza di un tempo prolungato all’estero, presso una delle zone di missione: Ciad, Brasile o Paraguay. Quest’anno io e Matteo siamo andati in Paraguay, da metà settembre a metà novembre.

È stata la mia seconda esperienza prolungata all’estero: prima di entrare in seminario avevo già vissuto mezzo anno fuori Italia, per lavoro.

Sono stati per me due mesi particolari, di “passaggio”: situati al termine della vita comunitaria in seminario, e prima di vivere “stabilmente” in parrocchia.

Io e Matteo ci siamo inseriti nella vita cristiana e sociale locale dei quattro paesini del sud Paraguay dove operano i nostri missionari diocesani, in una zona del mondo non povera ma piuttosto semplice ed essenziale. Pianure sterminate, strade di sabbia, mucche, pecore e cavalli ovunque, casette talvolta malconce. Una vita del “campo” semplice, molto agreste. Le parrocchie centrali vivono la messa una volta la settimana, le numerose comunità più sparse vengono invece raggiunte una volta al mese.

Tutto è abbastanza differente da qui, e i confronti hanno poca utilità!

Abbiamo incontrato molte persone e in ciascuna abbiamo trovato accoglienza e simpatia. Mi ha sorpreso vedere i percorsi – semplicissimi – di accompagnamento alla fede che alcune persone chiedevano di fare! Mi ha sorpreso il sorriso di moltissime persone, anche le più sconosciute.

Ringrazio di cuore il seminario di Treviso, i missionari lì presenti e la parrocchia di Camposampiero perché hanno permesso e curato questa esperienza, e mi hanno consentito di vedere una realtà cristiana e sociale diversa dalla nostra. E questo è sempre arricchente. E ringrazio il Signore, che sempre si prende cura di me, attraverso i modi più sorprendenti! Francesco Tesser

Paraguay: un tempo per…

Il tempo passato in Paraguay è stato un tempo per decostruirmi. Tutti gli schemi con i quali per 29 anni ho letto la realtà che ho abitato, lì ho provato a metterli da parte.

Il tempo passato in Paraguay è stato un tempo per condividere la vita con due preti (che non conoscevo) e con due cooperatrici pastorali (che conoscevo ancora meno). Vivere insieme a persone che non si sceglie è sempre un’esperienza che richiede una certa fatica, ma al di là di questa, ogni volta mi stupisco di quanto nelle persone che Dio mette al mio fianco io ritrovi i segni del Suo prendersi cura.

Il tempo passato in Paraguay è stato un tempo per “compartir”. Cosa significa? Il “compartir” (letteralmente – credo – “condividere”) ha assunto ogni volta una forma diversa. È stato l’essere accolto dovunque andassi con delle sedie di plastica e del Mate/Tererè. È stato festeggiare il mio compleanno un sacco di volte e il più delle volte con delle persone che non conoscevo. È stato mangiare un’infinità di volte asado a la estaca, chipa e sopa ascoltando e parlando (un po’) una lingua che non conoscevo. È stato parlare di Aristotele, Platone e vocazione in una fredda sera nell’immensa campagna del Sud Paraguay. È stato conoscere Crispìn, Gerònima, Pedro, Luìs, Dante, Marta, Jorge, Laura, Mario, Celsa e tanti altri che non posso nominare perché ho già sforato i caratteri.

Il tempo passato in Paraguay è stato un tempo per sperimentare che alcune cose di me – belle e meno belle – me le porto dietro sempre: anche se cambio continente, lingua e cultura. Forse, allora, prima di sperare che cambi il “fuori”, c’è da continuare a fare pace con il “dentro”.

Il tempo passato in Paraguay è stato tante altre cose che qui non posso scrivere, e che forse non ho ancora capito. Ma non è un problema, se vengono da Dio, prima o poi si faranno avanti. Il paraguayo vive il presente e forse – oggi – posso fare anch’io un po’ così.    Matteo Mason

Mandato all’équipe pastorale a Trevignano

Sabato 7 dicembre, alla presenza del Vescovo Tomasi, don Daniele Giacomin è stato nominato parroco delle Parrocchie di Falzè e Trevignano. Era già parroco anche delle parrocchie di Signoressa e Musano. Quello che ha reso “speciale” questo fatto è però che, ad essere incaricati della guida pastorale delle quattro parrocchie, è un’équipe formata da don Daniele, don Antonio Guidolin, sacerdote residente con don Daniele a Falzè, don Paolo Barbisan, cappellano festivo e due cooperatrici pastorali, Lucia Bincoletto e Sara Marton. È la prima volta che è affidato l’incarico della conduzione di parrocchie ad una équipe: questo fatto è bello e ci parla di una chiesa che sta camminando verso una corresponsabilità sempre più concreta. In queste parrocchie già da dodici anni è iniziato il cammino insieme e già si condividevano ambiti importanti della pastorale come la liturgia, la catechesi, la pastorale giovanile, perciò l’ulteriore passo in avanti, anche se porta con sé cambiamenti importanti, ha anche buone basi. Difatti alla celebrazione c’era una grande presenza di persone di tutte e quattro le comunità che hanno collaborato, dalla liturgia al buffet, a preparare tutto in maniera che la festa riuscisse: questo è un altro segno di speranza verso una possibile collaborazione sempre più ampia. Il silenzio e il clima di preghiera durante l’Eucaristia hanno fatto il resto, rendendo questo momento prezioso e bello, solenne e insieme sobrio, rafforzando i legami di amicizia e di comunione.