Pellegrinaggio delle Cooperatrici pastorali diocesane in Turchia. Incontro con le tracce del passato raccontato negli Atti degli Apostoli e i piccoli germogli della chiesa di oggi
«Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (At 11,26). Da questa città della Turchia è iniziato il pellegrinaggio delle Cooperatrici pastorali con il loro assistente, don Virgilio, dal 27 aprile al 5 maggio scorsi. Questa esperienza, inizialmente prevista lo scorso anno nella ricorrenza dei trent’anni dall’inizio della vocazione, era stata rinviata a causa del terremoto che il 6 febbraio 2023 aveva pesantemente colpito Turchia e Siria. Ad Antakya sono visibili spiazzi di macerie, edifici gravemente danneggiati, e innumerevoli container dove vive la popolazione rimasta. Il parroco ci racconta come la piccola comunità cattolica latina – in Turchia i cristiani sono circa il 3% della popolazione, i cattolici di rito romano (latini) corrispondono allo 0,15% – vive l’ecumenismo celebrando la Pasqua nella stessa data dei cristiani ortodossi e promuove il dialogo interreligioso (in questa zona la popolazione islamica è prevalentemente alawita, a differenza della maggioranza in Turchia, sunnita). Dopo una visita all’antica Seleucia, siamo state ospiti in vescovado a Iskenderun – la cui cattedrale è crollata a causa del terremoto – dove ci è stato donato di incontrare il nuovo vescovo, padre Antuan Ilgit, gesuita turco, e ascoltare la storia della sua vita e del suo ministero; e di dialogare con padre Carmelo e Mario, focolarini, missionari. Ci hanno raccontato che molti giovani turchi entrano nelle chiese cristiane incuriositi, o dubbiosi, talvolta provocanti, e chiedono informazioni su Gesù, sul Dio dei cristiani, sulle scelte della chiesa cattolica latina… «Il cristianesimo non è una religione, è una persona: Gesù Cristo!»: questo è stato ribadito da chi abbiamo incontrato; il cristiano è chiamato a essere testimone della persona viva di Gesù risorto.
Siamo state accolte anche da quattro monache di clausura presenti in un’ala del vescovado: sono giovani della famiglia religiosa del Verbo Incarnato che manifestano il volto di una chiesa gioiosa, accogliente e fraterna.
Dopo aver pregato nella chiesa di san Paolo a Tarso, ora museo, siamo salite a Konya, città profondamente religiosa il cui profilo è costellato di minareti. Lì vive Mariagrazia Zambon, consacrata nell’Ordo virginum e inviata come fidei donum dalla diocesi di Milano, che cura l’esigua comunità cristiana formata da studenti africani trasferiti per studio in Turchia, da profughi di Siria, Iran e Afghanistan, fuggiti perché cristiani, e da una manciata di cattolici turchi. I profughi, che con dolorose separazioni dalla famiglia e dalla patria affrontano un drammatico viaggio nella speranza di raggiungere l’Europa ed essere aiutati dai fratelli cristiani, non riescono a credere che nelle nazioni europee non sono accolti, non sono voluti, vengono respinti.
Dopo una tappa nell’antica Antiochia di Pisidia, ora Yalvac, il nostro pellegrinaggio si è concluso ad Antalya, città di mare turistica e occidentalizzata, vicina all’antica città di Perge che ora è un museo a cielo aperto dove continuano gli scavi archeologici e le scoperte. In questa grande città l’unica chiesa è una cappella ricavata in una casa privata in affitto, voluta per accompagnare i tedeschi che vivono ad Antalya. Molto ancora abbiamo visto, ascoltato e gustato grazie alla competenza della guida Murat, all’abilità dell’autista Sayim e alla sapienza di padre Paolo Bizzeti che ci ha guidate in questo pellegrinaggio intrecciando per noi la Parola di Dio scritta dagli apostoli e quella incarnata dai cristiani di ieri e di oggi in Turchia: ci auguriamo che molti altri possano farne esperienza!