Le Cooperatrici pastorali diocesane di Treviso e Vicenza propongono un’esperienza estiva di cammino, condivisione e preghiera per ragazze e giovani dai 18 ai 30 anni, dal 26 al 29 agosto 2021 a Colle Santa Lucia (BL).
Nel volantino qui sotto trovi maggiori informazioni e i contatti!
Nonostante le difficoltà del periodo, il cammino vocazionale delle nostre aspiranti continua.
Possiamo quindi comunicare con grande gioia la celebrazione di due riti intermedi nei prossimi giorni.
Domenica 20 giugno, alle ore 17.30, presso la chiesa di San Paolo a Treviso, ci sarà il rito di ingresso di Laura Boromello, all’interno della preghiera dei Vespri presieduta da mons. Giuliano Brugnotto.
Venerdì 18 giugno, alle ore 18.30 nel duomo di Oderzo Silvia Bortolini vivrà il rito di impegno, all’interno della messa presieduta dal vescovo Corrado.
Condividiamo la gioia di questi importanti momenti del loro cammino e le accompagniamo con la nostra preghiera.
Con riconoscenza rendiamo noto che, anche quest’anno, il Vescovo di Treviso ha concesso un contributo di 50.000 euro, derivante dall’8 per mille destinato alla Diocesi, a favore dell’Associazione pubblica Cooperatrici Pastorali Diocesane, al fine di poter sostenere attività pastorali a favore di varie persone e ambiti. In particolar modo le Cooperatrici si prendono cura di un’assistenza spirituale ad anziani, a famiglie e a giovani. Alcune specifiche e mirate azioni pastorali e caritative sono rivolte anche a persone in carcere e a persone che vivono particolari disagi sociali.
Inoltre siamo riconoscenti per aver anche ricevuto un contributo di 40.000 euro a favore della comunità formativa. Le Cooperatrici infatti provvedono alla formazione di ragazze che si sentono chiamate a consacrare la loro vita al Signore nella forma della Cooperatrice pastorale diocesana e a servire la Chiesa diocesana attraverso azioni pastorali rivolte al bene di tutti gli uomini.
Colgo l’occasione per rinnovare il mio e nostro grazie all’ufficio Economato della nostra diocesi.
ECCO, IO FACCIO UNA COSA NUOVA: NON VE NE ACCORGETE? Is 43,19 Opportunità dal presente per la Chiesa in uscita
Il Covid non ferma nemmeno noi.
La pandemia che da quasi un anno ha colpito la popolazione mondiale ha creato disagi e difficoltà a molteplici livelli. Vogliamo però credere che sia anche un’occasione per riflettere e guardare la realtà con uno sguardo più attento, per individuare strade nuove più che aspettare che tutto torni come prima. Sabato 23 gennaio 2021, nella mattinata, per quanto a distanza, non rinunceremo all’annuale giornata di studio delle Diocesane – Ausiliarie (MI), Cooperatrici pastorali (TV), Cooperatrici ecclesiali (VI) e Collaboratrici apostoliche (PD) – per cogliere sfide ed opportunità che la situazione attuale propone ad una Chiesa in uscita
Ci offriranno il loro contributo Simona Segoloni, teologa, secondo una prospettiva teologica, e mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema, secondo una prospettiva pastorale.
A fronte dell’emergenza Covid, il primo incontro nell’ambito della proposta “Tea time… un tempo per te!” si terrà online, sabato 21 novembre, ore 15.30-18.
Qui sotto il volantino in cui puoi trovare le indicazioni e le modalità di partecipazione.
Dal 28 al 31 agosto la comunità formativa delle Cooperatrici pastorali propone alcune giornate itineranti di fraternità e di condivisione aperte a ragazze a partire dai 18 anni. Per maggiori informazioni, rivolgersi a MariaElena (i contatti sono reperibili nel sito).
Testimonianza di Maria Sfrisodopo la consacrazione
“Fedele è il Signore in tutte le sue parole”: domenica 5 luglio, il giorno della consacrazione, nella Liturgia della Parola, abbiamo pregato con queste parole del salmo 144. Questo versetto ci ricorda la fedeltà di Dio alle sue promesse, ci assicura che le Sue parole sono vere per sempre e che la Sua volontà di bene e di amore per noi, suoi figli e figlie, non verrà mai meno.
Questa fedeltà del Signore l’ho potuta toccare con mano proprio in questi ultimi mesi: il rinvio della consacrazione (fissata l’8 marzo) a causa della pandemia, ha inizialmente provocato in me smarrimento e incertezza, ma è stata anche occasione per affidarmi ancora di più, per mettermi nelle Sue mani, nella certezza che il Suo amore è più forte del coronavirus. In questa situazione, poter vivere la consacrazione il 5 luglio è stata una gioia ancora più grande e mi ha permesso di fare ancora una volta esperienza concreta dell’amore fedele del Signore.
La fedeltà di Dio alla promessa di bene per la mia vita, mi ha accompagnato durante tutto il cammino percorso, nella mia ricerca iniziata da un’esperienza di incontro vissuta al campo 18enni dell’Azione Cattolica Diocesana. Lì ho intuito che Dio mi era sempre stato vicino, nei momenti più difficili della mia vita, in cui credevo di essere da sola, e mi aveva sostenuto con delicatezza e tenerezza, servendosi anche di altre persone che mi aveva messo accanto. Ho sentito il Signore vicino a me in modo particolare, vivo, intenso. Mi sono sentita preziosa per Lui, amata in profondità per ciò che sono, con tutti i miei limiti e fragilità, senza che io dovessi farmi vedere perfetta ai suoi occhi e il mio cuore si è riempito di pace. Di fronte a questo amore così grande, sentivo il desiderio profondo di rispondere, di ridonare questo amore che non potevo tenere solo per me.
Il cammino fatto in comunità formativa è stato prezioso, mi ha aiutato a fare passi importanti di crescita, a conoscere ed accogliere me stessa, a scoprire quanta bellezza e quanti doni Dio ha posto in me, a prendere in mano alcune fragilità e ferite guardandole insieme al Signore, con il suo sguardo di misericordia e tenerezza, sentendomi sempre più preziosa e amata.
Ringrazio per le tante persone che Dio mi ha messo accanto: la mia famiglia, le cooperatrici e le aspiranti, le persone incontrate nelle parrocchie e nelle esperienze diocesane. Ognuna di loro mi ha mostrato un tratto particolare del volto Dio e in vario modo mi hanno sostenuto e accompagnato. Porto ancora nel cuore gioia e gratitudine, insieme al desiderio di poter essere strumento per portare ad ogni fratello e sorella che incontrerò, il sorriso e la tenerezza di Dio Padre.
Pubblichiamo alcune immagini della Consacrazione di Maria Sfriso e l’omelia tenuta dal vescovo Michele Tomasi.
Consacrazione di Maria Sfriso Cooperatrice Pastorale Diocesana Tempio di San Nicolò 5 luglio 2020
Il brano che è stato appena proclamato costituisce la fine del capitolo 11 del Vangelo di Matteo, una lunga risposta di Gesù alla domanda fattagli a nome di Giovanni Battista incarcerato da Erode: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” Gesù si meraviglia dell’incredulità dei suoi contemporanei, di fronte alla vita e alle parole del Battista e soprattutto di fronte a quanto Lui stesso ha detto e operato: Tiro, Sidone, persino Sodoma si sarebbero convertiti se avessero visto le opere e i segni fatti da Gesù a Cafarnao, Corazìn e Betsaida, rimprovera il Signore gli abitanti di questi paesi. Sembra quasi che il Signore non riesca a capacitarsi della difficoltà di accoglienza della Parola di Dio, in una forma o nell’altra, dell’indifferenza dei suoi contemporanei, paragonati a dei bambini, cui sono state suonate melodie differenti senza riuscire né a farli danzare, né a commuoverli: Giovanni era troppo austero, Gesù addirittura, per loro, un mangione ed un beone. Di che cosa avevano bisogno? E poi, dopo questa dura invettiva, ecco prorompere, sorprendente, la lode e l’invito al riposo che abbiamo sentito. C’è chi ha accolto il Vangelo, c’è chi si è lasciato toccare dalla vita e dall’annuncio del Battista. Dalla vita e dall’annuncio di Gesù. Non sono i dotti, non i sapienti. Non quelli che avrebbero avuto gli strumenti a disposizione per capire, per comprendere, per vedere quanto bene, quanta verità, quanta novità di vita vi era nelle parole e nelle opere di Gesù. Questi sapienti e questi dotti avrebbero potuto vedere e rendersi conto di quanto la proposta di Gesù avrebbe fatto bene alle persone e alla società nel suo complesso, avrebbero potuto leggere ed interpretare le Scritture e la tradizione di Israele e vedere in esse l’orizzonte della venuta del Messia Gesù – non era in fondo quanto ha fatto il Risorto nel cammino assieme ai discepoli di Emmaus? – ma non si sono lasciati toccare né la mente né il cuore, sono rimasti distanti, chiusi nel proprio mondo. Forse la loro sapienza e dottrina – che diventavano anche influenza religiosa, sociale, politica – li aveva resi autosufficienti, il mondo della loro interpretazione per loro era ampio abbastanza. Forse non avevano davvero bisogno di qualcuno che li liberasse, che desse loro significati nuovi, orizzonti nuovi, vita nuova. Forse non avevano davvero bisogno di un Messia. Qui entrano in gioco “i piccoli”. Loro hanno colto la novità, la ricchezza, la bontà e la bellezza di quanto Gesù aveva portato. A loro il Padre, nella sua benevolenza, ha rivelato la profondità del suo amore per loro, manifestata in Gesù il Messia, e loro l’hanno colta. L’hanno colta perché ne avevano bisogno. Perché l’orizzonte stretto della loro vita premeva su di loro, perché sentivano con urgenza di non essere autosufficienti, perché non c’era nessun altro che venisse da loro – proprio da loro, non sembrava quasi vero – a dimostrare che erano voluti, pensati, amati. “Tutto è stato dato a me dal Padre mio. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”: non è che Gesù decida di rivelare il Padre e la via verso di Lui a qualcuno negando ad altri questa possibilità. Il Vangelo non ci presenta una teoria dell’annuncio, o una teologia della rivelazione. Il Vangelo “suona il flauto” od “intona un lamento”. Il Vangelo è una musica che vuole arrivare al cuore e che dal cuore risale e diventa pianto, riso, gioia, danza. I piccoli del Vangelo si sono lasciati toccare il cuore, la Parola è diventata la melodia che li ha fatti rialzare, e muoversi, e danzare. Non avevano schermi, ostacoli barriere, ma soltanto bisogni. Bisogni essenziali per la vita che sono sempre bisogni d’amore. Con la loro danza hanno fatto cantare Gesù: ecco perché la sua risposta alla domanda di chi non sa lasciarsi coinvolgere si trasforma in lode per i piccoli che hanno saputo danzare la vita. In questa nostra vita, come ha scritto un teologo, “è come se una sala fosse riempita di musica benché nessuno ne conosca esattamente la fonte. C’è nel mondo, per così dire, un campo carico di amore e di senso; qua e là esso raggiunge un’intensità sorprendente; ma è sempre discreto, nascosto, sempre invitante ciascuno di noi ad associarvisi. E dobbiamo associarci se vogliamo percepirlo, poiché la nostra percezione di esso avviene attraverso il nostro amore”. Ecco allora l’esperienza di coloro che sono stanchi ed oppressi da una vita che talvolta sembra donare davvero poco. Ed ecco il ristoro per la loro vita. Si tratta di un riposo che rinfranca, che tonifica, che dà nuove forze e apre nuove prospettive. È vivere nell’amore che cambia la vita perché permette di gustare nuova speranza, è volgere lo sguardo d’intorno e trovare altre persone che sentono la stessa musica, che si muovono allo stesso ritmo, che sono parte di una stessa grande armonia. In questo orizzonte che si allarga si incontra anche Gesù che loda per la nostra vita, e si incontra il Padre insieme a Lui e a tutti coloro che fanno la medesima esperienza. Portare il giogo con Lui significa accettare il dono della sua vita per noi e donarla a nostra volta: sotto il giogo siamo legati a Lui, amiamo con Lui e come Lui, andiamo nella sua stessa direzione. Ci scopriamo finalmente come figli e fratelli e sorelle. Ecco la Chiesa: la comunità dei piccoli che si lasciano coinvolgere dalla bellezza e dalla verità della Parola di Dio, che si lascia trasformare dall’incontro con Gesù, e che – fedele a Lui, legata a Lui – si fa accogliente per tutti. Cara Maria. Nella scelta dei consigli evangelici accetti di essere una di questi piccoli. La povertà, la castità, l’obbedienza sono limiti che accogli come dono perché hai scoperto l’amore di Dio. Accetti un giogo. Ricevi però in dono di poterti girare – in qualsiasi direzione – e di trovare Gesù, Lui che è “mite ed umile di cuore”. E il giogo sarà “dolce e leggero”. E attingerai sempre nuova forza e gusterai libertà vera. E saprai stupirti della forza dei piccoli e degli umili che incontrerai nel servizio pastorale cui ti dedicherai per sempre in questa Chiesa. Sentirai la melodia del flauto, suonata dal Vangelo di Cristo, che a volte ti porterà a conversione, a volte ti farà cantare e danzare. Potrai scoprire e testimoniare la gioia del Vangelo
È con vera gioia che la famiglia delle Cooperatrici Pastorali Diocesane annuncia che la consacrazione di Maria Sfriso sarà celebrata domenica 5 luglio alle ore 16.00 nella Chiesa di San Nicolò a Treviso.